Un saggio del padre gesuita Pani sulla data del 31 ottobre 1517 e le 95 tesi di Lutero
Non è storia ma leggenda l’affissione delle 95 Tesi sulle indulgenze alla porta della chiesa del castello di Wittenberg da parte di Martin Lutero, giovane professore del convento agostiniano, che secondo la storiografia tradizionale dette inizio alla Riforma protestante. “Il 31 ottobre 1517 non vi fu alcuna pubblica affissione delle Tesi”. Lo afferma lo storico gesuita Giancarlo Pani in un saggio dal titolo “L’affissione delle 95 Tesi di Lutero: storia o leggenda?” che compare sul nuovo fascicolo della rivista “La Civiltà Cattolica”, praticamente in contemporanea con le celebrazioni per i 500 anni della nascita della riforma protestante.
Il fatto, ricorda padre Pani, è attestato da un solo documento, redatto da Melantone nel 1546, dopo la morte del riformatore tedesco. Ma nel 1517 Melantone non era a Wittenberg “e quindi non poteva essere un testimone oculare: a questa data ha 17 anni ed è un giovane studente a Tubinga; è giunto nella Sassonia nel 1518, e quindi non ha una conoscenza diretta dei fatti precedentemente accaduti”.
Per di più Melantone scrive “alcune inesattezze circa la predicazione delle indulgenze: per esempio, afferma che le indulgenze venivano predicate nella Sassonia Elettorale, quando invece è noto che il principe elettore, Federico il Saggio, le aveva proibite per impedire che il denaro contante uscisse fuori dai confini della Sassonia Elettorale e per di più andasse ai suoi avversari”.
Lo storico Erwin Iserloh, citato dalla rivista “La Civiltà Cattolica”, “ha dimostrato che l’affissione delle Tesi non è storia, ma leggenda, e per di più contraddice l’intenzione del riformatore”.
Secondo lo storico della Compagnia di Gesù, le 95 Tesi di Martin Lutero “non sono una protesta o una sfida all’autorità ecclesiastica, ma rivelano un problema di coscienza, posto da un docente di teologia, che chiede al proprio vescovo una chiarificazione, innanzitutto per se stesso e poi per il bene della Chiesa – scrive padre Giancarlo Pani -. Affiggerle in pubblico avrebbe messo in dubbio la sincerità di una persona che si pone onestamente e con responsabilità un problema pastorale importante e cerca aiuto per risolverlo”.
Il 31 ottobre 1517, vigilia della solennità di Ognissanti, “non è accaduto nulla. O meglio, nulla di visibile e di clamoroso”, osserva padre Pani. Lutero prende carta e penna, e scrive due lettere: la prima al suo vescovo, l’altra all’arcivescovo di Magonza.
Il primo, Hieronymus Schulze, era l’ordinario di Lutero, perché Wittenberg si trovava nella sua giurisdizione; egli tuttavia non aveva alcuna diretta responsabilità per ciò che concerneva lo scandalo delle indulgenze. La lettera è andata perduta, anche se Lutero la menziona più volte.
Il secondo, Alberto di Brandeburgo, arcivescovo di Magonza, di Magdeburgo, e amministratore di Halberstadt, era il responsabile della predicazione delle indulgenze in Germania e aveva incaricato alcuni predicatori domenicani di annunciare le lettere penitenziali. Quest’ultima corrispondenza ci è stata conservata dalla storia.
Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero scrive ai vescovi interessati per un problema di fede, di coscienza e di pastorale: la predicazione delle indulgenze per la fabbrica di San Pietro è ingannevole perché garantisce la salvezza. Nessuno è sicuro della propria salvezza. Il vescovo deve predicare non le indulgenze, ma il Vangelo e le opere di carità.
Le 95 Tesi erano scritte in latino – sottolinea il saggio della rivista “La Civiltà Cattolica” perché non erano destinate alla diffusione, “meno che mai a una diffusione popolare: miravano a suscitare una conversazione, un approfondimento teologico tra persone a diverso titolo responsabili di quanto accadeva”.
“Questo è il motivo per cui le Tesi forse non erano note nemmeno negli ambienti più vicini a Lutero, come tra i suoi interlocutori abituali a Wittenberg. Per Lutero, toccato nell’intimo dalla vergognosa predicazione dell’indulgenza, quelle Tesi rappresentano una possibile alternativa – e una radicale alternativa – su cui sta ancora riflettendo e su cui vuole essere aiutato a riflettere – commenta padre Giancarlo Pani – Lo chiede alla gerarchia ecclesiastica, con un gesto di comunione tipicamente cattolico, e non solo allo scopo di informare i superiori ecclesiastici delle sue intenzioni”.
Dopo essersi rivolto ai vescovi, Lutero attese per qualche tempo la risposta. Ma questa non venne, anche per ritardi epistolari: Allora Lutero cominciò a trattare dell’argomento con gli amici e a trasmettere un esemplare manoscritto delle Tesi a teologi di sua fiducia”.
Tuttavia si può affermare che la Riforma protestante – scrive “La Civiltà Cattolica” – iniziò “effettivamente” il 31 ottobre 1517. “Il giorno natale della Riforma non è determinato tanto dall’affissione delle Tesi di Wittenberg, quanto dalle due lettere di Lutero al proprio vescovo e al responsabile della predicazione delle indulgenze. Con la preghiera di porre fine allo scandalo delle indulgenze, Lutero egli chiedeva con forza e con sollecitudine una ‘riforma’ nella Chiesa”, conclude il saggio di padre Giancarlo Pani.